Per iniziare in modo chiaro a parlare di fermenti lattici
è importante una premessa: il nome.
Vengono chiamati fermenti lattici, perche il prodotto di
degradazione principale è l'acido lattico. Questa sostanza
si ricava dalla fermentazione di zuccheri di varia origine
(anche le fibre e il cotone come il lino sono composti da
zuccheri). Il latte non c'entra nulla !
Il fatto che alcuni batteri vengano usati per trasformare
gli zuccheri del latte in acido lattico producendo quello
che noi chiamiamo yogurt ha creato questo fraintendimento.
La
fermentazione lattica è una forma di
metabolismo energetico che avviene in
alcuni
batteri e nella
cellula animale in assenza di
ossigeno. Consiste nella trasformazione
di una molecola di glucosio (o di un altro
zucchero fermentabile) in due molecole di
acido piruvico che vengono
successivamente ridotte ad
acido lattico con una bassa resa
energetica. Questa via metabolica prende il
nome dal principale prodotto finale ma viene
detta anche omolattica per
distinguerla da quella
eterolattica che utilizza un meccanismo
diverso.
La fermentazione lattica si incontra
principalmente nei
lattobacilli e nel metabolismo
anaerobico di alcuni tessuti (muscolo)
degli organismi pluricellulari.
La fermentazione lattica svolta da
lattobacilli è presente nella
vagina e nel
tratto gastrointestinale umano in cui
assume un ruolo tanto importante da spingere
alcuni a considerare i lattobacilli dei
probiotici.
La fermentazione lattica è coinvolta nella
preparazione di numerosi alimenti tra cui
ricordiamo lo
yogurt, il
kefir, i
capperi ed i
crauti. Tratto da: wikipedia.org
I nanobatteri: una nuova forma di vita ?
http://www.lescienze.it/news/2004/05/23/news/i_nanobatteri_una_nuova_forma_di_vita_-586531/
IMPORTANTE: Diviene
quindi INDISPENSABILE (per TUTTE le
malattie), la loro assunzione periodica, senza
dimenticare le altre tecniche naturali collaterali (alimentazione
appropriata ed altri integratori tipo
micro
diete), riordinare
enzimi e
flora batterica
con appositi preparati (capsule) multi batterici a base
di ceppi di fermenti vivi, cioe' micro organismi
simbiotico residenti (autoctoni) non preparati su
basi derivate dal
latte:
Per l'elenco dei principali batteri utili per l'intestino, vedi:
Batteri autoctoni
Ricordarsi
che le alterazioni degli
enzimi, della
flora, del
pH digestivo e e
della mucosa intestinale
influenzano la salute, non soltanto a livello
intestinale, ma anche a distanza in qualsiasi parte
dell'organismo.
Molto
utile e' anche l'ARGILLA
(fango di terra argillosa) mangiata come
un "dolce" ogni giorno
od ogni 2 o 3 giorni
per un certo periodo che in genere varia
da soggetto
a soggetto, con
un minimo
di 15 giorni; alle volte e' necessario
assumerla
per periodi
piu' lunghi. Fare
attenzione che
l'argilla
puo' portare
stitichezza.
L'argilla con il suo potere mineralizzante, cicatrizzante e
chelante, fornisce un ottimo ausilio a
tutti coloro che si debbono disintossicare dalle sostanze
tossiche, aiutando la
disinfiammazione e la
disintossicazione dell'apparato
digerente ed il corpo intero.
Dott.
Luciano Lozio, video su Intestino e salute
Le RICERCHE MOSTRANO un NESSO fra
MICROBIOMA
Intestinale (intestino)
e
CERVELLO - 09/01/2015
Chiamate collettivamente microbioma, le migliaia di
miliardi di microbi che abitano il corpo umano vivono
principalmente nell’intestino, dove ci aiutano a
digerire il cibo, a sintetizzare le vitamine e a
difenderci dalle infezioni. Ora, recenti ricerche sul
microbioma hanno dimostrato che la sua influenza si
estende ben oltre l’intestino,
fino ad arrivare al cervello. Negli ultimi 10 anni, vari
studi hanno collegato il
microbioma intestinale a una serie di comportamenti
complessi, come umori ed emozioni, appetito e ansia.
Il microbioma intestinale sembra contribuire al
mantenimento della funzionalità cerebrale, ma non solo:
potrebbe anche incidere sul rischio di disturbi
psichiatrici e neurologici, fra cui
ansia,
depressione e
autismo.
Una delle modalità più sorprendenti con cui il
microbioma influisce sul cervello è durante lo sviluppo.
“Esistono delle finestre evolutive critiche in cui il
cervello è più vulnerabile poiché si sta preparando a
rispondere al mondo circostante”, spiega Tracy Baie,
docente di neuroscienze presso la facoltà di veterinaria
dell’Università della Pennsylvania. “Così, se
l’ecosistema microbico della madre si modifica - per
esempio a causa di infezioni, stress o diete - ciò
cambierà il micro bioma intestinale del neonato, e gli
effetti possono durare tutta la vita.”
Altri ricercatori stanno esplorando la possibilità che
il microbioma abbia un ruolo nelle malattie
neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.
Fonte: MedicalXpress.com :
http://tinyurl.com/kaa2j36
Commento NdR: ma cio’ puo’ accadere anche e non
solo per i
vaccini che il neonato subisce dai
due, tre mesi in avanti…infatti se una madre ha
delle
amalgami dentali in bocca (contengono
mercurio) il neonato potra’ subire delle conseguenze
anche gravi.
A conferma ulteriore:
Caro
Massimo Montinari, (medico=curriculum)
i tuoi colleghi polacchi, inglesi e texani hanno
pubblicato un interessante review su Mayo Clin Proc,
2014: 1699-1709. Marlicz W et al analizzano i dati in
letteratura sui farmaci antinfiammatori non steroidei (NSAIDs)
spesso associati agli inibitori di pompa protonica (IPPs).
In questo studio considerano una meta analisi condotta
da Trelle S et al nel 2011, pubblicata su BMJ, 2011;
342:c7086, su oltre 116000 pazienti che riporta un
aumento di infarti del miocardio e decessi
cardiovascolari, dato che piacerà sicuramente al dott.
Guido Balestra, stroke in questi pazienti in terapia
NSAID selettivi e non selettivi.
Continua QUI
Nel nostro
corpo circolano 9 litri d'acqua
Pag.2
PROMEMORIA:
quando le
feci NON galleggiano
appena cadono
nel
W.C.
significa che vi sono oltre al
pH
errato e non adatto nel colon, anche la
mancanza
di
Fermenti
(i vari tipi Bifidus e Ramnosus), quindi
integrare subito con le apposite capsule.
Continua QUI:
Feci analisi
+
Feci e fermenti - 2
+
Fermenti e batteri autoctoni
+
Distribuzione della flora
intestinale
Tisana
- infuso
rinfrescante e disinfiammante dell’intestino:
1
pugno per ogni erba in circa 1 lt. di acqua * : Menta
selvatica, Rosmarino, Aneto o Finocchio selvatico, Erba
Medica (o Alfa-Alfa), + 10 foglie di NOCE grandezza media +
5 Noci Verdi tagliate a spicchi sottili, con frutto interno
schiacciato, altrimenti, 30/40 g di mallo secco di noci. Far BOLLIRE per mezz'ora circa, con coperchio sul
recipiente, in 1 lt, circa, di acqua (sorgiva ottima) od
oligominerale o filtrata con argilla, per eliminare cloro ed
altre sostanze chimiche, con acqua di rubinetto, e la
stessa, dopo averla rimescolata più volte, fatta decantare
per un minimo di 12 ore !, prima dell’utilizzo per
preparazione tisana). Ad ogni tazza aggiungere, un cucchiaio di PICCOLO AMARO
SVEDESE a base di acqua vite, aloe vera, mirra. zafferano,
foglie di cassia, rabarbaro radice, curcuma radice, manna,
triaca veneziana, carlina radice, angelica radice. Bere a temperatura corporea 3 o 4 tazze al giorno con 1 o 2
cucchiai di miele Millefiori Integrale, cioè, miele ricavato
senza trattamenti vari, es. riscaldato per renderlo liquido,
e/o con sostanze per conservarlo tale, ecc. .. Risultato: Le feci diventano compatte senza odore, quindi
significa che la parete del tubo digerente si
disinfiamma e migliora la
FLORA INTESTINALE.
vedi:
I Germi non sono le
cause delle malattie
+
Distribuzione Flora
nell'Intestino
+
Sistema Ontogenetico dei Microbi
+
Pleoformismo +
Malassorbimento
+
Intestino
La macerazione avviene,
utilizzando lo stesso preparato nelle diverse ore della
giornata,o al massimo il giorno successivo. Per evitare la perdita di aromi e olii essenziali, usare
sempre un coperchio e tegame in terracotta, senza smalto ! * L’acqua sorgiva si può conservare solo in recipienti di
terracotta, perché, a contatto con argilla, non perde le sue
proprietà di magnetizzazione, cioè , rimane quasi come
quando è prelevata da sorgente.
*E’
BUONA e curativa, anche l’acqua piovana, sempre se
conservata in recipienti di terracotta (argilla), a Matera
detto “u’ chichm”, perché non viene meno la dinamizzazione. By:
ruggierifp@inwind.it
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COPROTERAPIA
- vedi anche:
Batteri
autoctoni
Le
feci sono il materiale di rifiuto dell'organismo
che viene eliminato per via rettale. Pochi sanno
però della loro funzione di vere e proprie
sentinelle della salute dell'organismo, nonché delle
loro straordinarie proprietà curative.
La coproterapia è una disciplina naturale
che consiste nell'immersione in una vasca di feci umane
calde, o nella loro somministrazione per bocca. E'
considerata un toccasana per la cura dell'epidermide, e
per le comuni affezioni osteomuscolari, e/o per le
malfunzioni intestinali.
In condizioni normali le
feci sono formate per il 75% da acqua e per il 25%
da materiale solido che include preziose fibre non
digerite, grassi, calcio, fosfati, e proteine. Una
parte notevole della massa fecale non è di origine
alimentare: attraverso le feci, infatti, il corpo
espelle tutto ciò di cui non ha bisogno in quel
momento e che non riesce ad immagazzinare.
La loro eliminazione, dunque, rappresenta un vero
e proprio spreco anche dal punto di vista medico e
nutrizionale.
Le feci
calde, se ingerite, possono rappresentare un
ottimo regolatore delle funzioni digerenti ed
intestinali, aiutando uno stomaco affaticato o un
intestino pigro a riprendere gradualmente, e senza
alcun invasivo trattamento farmacologico o
chirurgico, le proprie normali funzioni.
video che la illustrano:
By: Prof. Thomas
Borody, Centre for Digestive Diseases,
Sydney Australia; ABC TV Catalyst, 14 July
2011. - Fecal Bacteriotherapy (Human
Probiotic Infusion) for Clostridium
difficile infection.
vedi anche:
http://www.sciencedaily.com/releases/2011/10/111031114945.htm
239
pazienti sono stati sottoposti al
trapianto fecale, con
ottimi
risultati:
l'87% dei pazienti veniva eradicato
completamente dalla malefica flora
intestinale di
Clostridium, difficile
eradicazione che precedentemente non
aveva avuto successo con le terapie
antibiotiche
della
medicina accademica.
Inoltre un
gruppo dei pazienti ha avuto benefici
risultati dal feci-trapianto contro la
sindrome
del colon irritabile e le malattie
infiammatorie intestinali. Senza contare
i risultati a lungo termine che
comporteranno senz'altro una netta
diminuzione di casi di carcinoma al
retto-colon nei soggetti trattati. E
tutti questi brillanti risultati senza
far uso di
antibiotici o altre diavolerie di
farmaci, ma per grazia di una
semplice peretta (clisterino)a base di feci di
eccellente qualita' che possono prodursi
solo in
intestini curati dalla
medicina alternativa e dalla
giusta alimentazione a base di
prodotti naturali. Per cui
cosa dire della
medicina
pomposa e inutile dei
baroni
saccenti e arroganti dei
poli clinici universitari, tutte
chiacchiere e niente sostanza, col
risultato che i malati di colon che si
rivolgono a loro hanno l'intestino
irritato per la vita fino a prendersi un
cancro ?
vedi:
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1365-2036.2011.04737.x/abstract;jsessionid=5E28E78A8D369D8C4397B5BA142AB59E.d03t03deniedAccessCustomisedMessage=&userIsAuthenticated=false
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Un trapianto di feci
per curare l'intestino - Giugno 2013
Il primo caso
in Italia. La paziente è guarita da una
grave infezione intestinale provocata da
un germe resistente agli antibiotici
Fino a oggi nessuno, in Occidente, aveva
mai osato ricorrere alla «zuppa gialla»,
una terapia, descritta nei testi di
medicina cinese del quarto secolo dopo
Cristo, per curare certe gravi infezioni
intestinali.
Ma adesso c’è una «prima» italiana: una
giovane donna si è sottoposta
all’Ospedale Luigi Sacco di Milano a un
trapianto di microbiota fecale (più
prosaicamente definibile come trapianto
di feci, la zuppa gialla appunto) per
curare una grave infezione intestinale
da Clostridium difficile, un germe
particolarmente cattivo e resistente
agli antibiotici. E dopo quindici giorni
dall’intervento, la ricerca della
tossina batterica (spia della presenza
del germe nell’intestino) è negativa e
la paziente sta bene. Il trapianto è il
primo in Italia, ma non nel mondo
Occidentale.
IN OLANDA - Il New York
Times, nel febbraio scorso, ha riportato
il caso di una paziente con un’
infezione intestinale, sempre da
Clostridium difficile, guarita con
questo trattamento. E nello stesso
periodo, il New England Journal of
Medicine, una delle più importanti
riviste mediche internazionali, ha
pubblicato un lavoro scientifico,
firmato da ricercatori olandesi e
accompagnato da un editoriale di
commento, che dimostrava come questa
cura avesse funzionato in 15 (su 16)
pazienti.
La paziente italiana, curata al Sacco
(una donna non milanese al di sotto dei
quarant’anni di età: questioni di
privacy non permettono di avere altre
indicazioni), era venuta a conoscenza di
questa possibilità terapeutica, si era
rivolta ai medici olandesi e questi
ultimi le avevano suggerito di parlarne
con Mario Corbellino, un medico vivace e
curioso che lavora, appunto, alla
Clinica di Malattie Infettive
dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano,
diretta da Massimo Galli, e che si era
interessato a questa procedura.
ANTIBIOTICI - Così è
partita la richiesta di cura
all’ospedale milanese, richiesta che ha
ricevuto il parere positivo del comitato
etico (quest’ultimo si deve sempre
esprimere sul ricorso a cure
compassionevoli, cure cioè non
codificate).
E i gastroenterologi dell’ospedale (la
clinica è diretta da Roberto de Franchis),
guidati da Gianpiero Manes, hanno messo
a disposizione le apparecchiature per
l’intervento. «La paziente soffriva di
un’infezione da Clostridium difficile –
spiega Galli - che sei mesi di terapia
con vancomicina (un antibiotico) non
erano riusciti a debellare. Il germe è
un costituente della
flora batterica intestinale (cioè di
quella popolazione di microrganismi che
albergano del nostro
intestino: il
microbiota).
Di solito è innocuo, ma può diventare
particolarmente pericoloso soprattutto
quando terapie antibiotiche,
somministrate per curare patologie
diverse, distruggono i suoi
“antagonisti” e gli lasciano spazio
libero per riprodursi».
Risultato: gravi diarree, debilitazione
del paziente e necessità di ricorrere ad
antibiotici potenti e specifici contro
di lui che non sempre funzionano e
possono provocare effetti collaterali
importanti.
Il problema delle infezioni da
Clostridium difficile può presentarsi,
sporadicamente, in persone che sono
state sottoposte a terapie antibiotiche
per motivi vari, ma sta aumentando anche
in pazienti anziani, ricoverati in
reparti di lungodegenza o in strutture
residenziali
COSTI RIDOTTI - «Uno dei
fattori che favoriscono l’emergere di
questo germe – continua Galli – sono i
farmaci anti-acidi, in particolari gli
inibitori della pompa protonica. Queste
medicine, riducendo appunto l’acidità
dello stomaco, favoriscono il passaggio
di batteri, come il Clostridium, che
vengono ingeriti dall’esterno e che
vanno a scombinare la flora batterica
intestinale». Ecco allora, per i casi
più complessi, una soluzione semplice,
meno costosa e meno pericolosa degli
antibiotici (che hanno effetti
collaterali): il trapianto, appunto, di
microbiota fecale (cioè di feci).
Il materiale non è nobile, ma al di là
di prevedibili ironie, è facilmente
reperibile (ma naturalmente sul donatore
vanno effettuati tutti i test che
escludano la presenza di vermi o di
parassiti intestinali), e non è costoso.
Ma come si esegue il trapianto? «Il
materiale, che nel nostro caso è stato
ottenuto da un congiunto stretto della
paziente – spiega Galli – è stato
opportunamente preparato e “iniettato”
con un colonscopio nella parte alta
(iniziale) del colon in modo che non
fosse subito espulso».
Anche l’Fda,
l’ente federale americano di controllo
sulle medicine, sta prendendo in
considerazione questa cura e sembra che
la stia trattando, per quanto riguarda
le sperimentazioni, come un vero e
proprio «farmaco».
By Adriana Bazzi
- Tratto da: corriere.it
Encefalopatia associata a sepsi, primi
risultati con trapianto fecale -
22/01/2018
The
Fourth Hospital of Hebei Medical
University, Hebei:
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0304394017308261?via%3Dihub
Trapianto di microbiota fecale e nervo
vago rappresentano possibili e validi
target terapeutici nella risoluzione di
disfunzioni cerebrali associate a sepsi.
È quanto emerge da uno studio condotto
da Suyan Li e colleghi, di recente
pubblicazione su Neuroscience Letters.
La sepsi o setticemia è di fatto
un’infezione sistemica provocata da
microrganismi patogeni che ad oggi
rappresenta una delle principali
problematiche della medicina moderna
compromettendo anche pesantemente la
qualità di vita di coloro i quali
riescono a superarla. La disfunzione
cerebrale, comprendente stati di
delirio, coma, attacchi epilettici o
sintomi neurologici, è una delle sue
maggiori complicazioni andando sotto il
nome di “encefalopatia associata a
sepsi” o SAE.
Il tasso di mortalità è elevato e, in
mancanza di una terapia realmente
efficace, si mira soprattutto ad evitare
il diffondersi dell’infezione e a
somministrare terapie di supporto.
Sebbene la fisiopatologia della sepsi, e
conseguentemente anche quella della SAE,
sia multifattoriale e dunque complessa,
la neuro-infiammazione sembrerebbe avere
un ruolo fondamentale. Nuove e
promettenti strategie terapeutiche
infatti puntano a ridurre lo stato
infiammatorio nel cervello modulando
l’attività del nervo vago il quale è in
grado di inibire il rilascio di
citochine e mediatori pro-infiammatori,
ad esempio i lipopolisaccaridi (LPS),
dal tessuto danneggiato attraverso la
produzione di acetilcolina.
È importante ricordare inoltre come il
nervo vago sia a sua volta coinvolto
nell’asse intestino-microbiota-cervello.
Nonostante queste preliminari evidenze,
il ruolo del nervo vago oltre che del
microbiota ad esso correlato dev’essere
ancora ben delineato.
A tal proposito, questo studio ha lo
scopo di approfondire la presunta
implicazione del nervo vago
nell’influenzare il microbiota
intestinale in presenza di encefalopatia
associata a sepsi.
Per fare ciò, il team di ricercatori
cinesi ha analizzato e confrontato
campioni e comportamenti di 80 modelli
di ratto maschi suddividendoli
attraverso randomizzazione in 4 gruppi
da 20 animali ciascuno. Il primo gruppo
è stato mantenuto inalterato e usato
come controllo (gruppo SH o SHAME), al
secondo è stata praticata un’iniezione
intravenosa di LPS (gruppo LPS), al
terzo successivamente alla
somministrazione di LPS è stato
praticato un trapianto di microbiota
fecale da donatore sano tre volte al
giorno fino a una settimana prima dello
studio (gruppo LPS+FMT) e, infine, al
quarto gruppo dopo il trattamento con
LPS e FMT è stato asportato il nervo
vago attraverso vagotomia sette giorni
prima della somministrazione di LPS
(gruppo LPS+FMT+VGX).
Sono stati quindi raccolti campioni
fecali a 1, 3, 5 e 7 giorni oltre che
porzioni di ippocampo al settimo giorno
e successivamente analizzati mediate
tecniche di sequenziamento genico, test
ELISA e di immunoistochimica. Durante il
periodo di osservazione è stata valutata
inoltre la memoria e l’apprendimento
spaziale in acqua attraverso il “Morris
water maze test” e il grado di
compromissione cerebrale con
l’elettroencefalografia.
Dal confronto dei campioni fecali è
stato possibile notare come, a livello
di microbiota, il gruppo trattato solo
con LPS abbia dimostrato una
significativa riduzione della diversità
filogenetica rispetto al gruppo di
controllo e invece di come gli altri due
gruppi abbiano dato risultati simili in
termini di biodiversità. I
lipopolisaccaridi hanno quindi un
notevole impatto nel compromettere la
ricchezza di specie batteriche e ciò può
portare, come già dimostrato da
precedenti evidenze, a un peggioramento
o a un incremento del rischio di
sviluppare svariate patologie quali
obesità, diabete, infiammazione cronica
intestinale e, non da ultima,
encefalopatia. Il trapianto di
microbiota ha di contro prodotto
notevoli benefici nell’alleviare queste
condizioni cliniche favorendo un
ripristino della biodiversità microbica.
Anche in questo studio, il FMT ha
comportato un cambiamento della
composizione del microbiota. A livello
di phyum, il secondo gruppo ha rivelato
una buona abbondanza di Proteobacteria e
una significativa riduzione di
Firmicutes mentre gli Actinobacteria
sono risultati inalterati. Si è quindi
riscontrato un rapporto di Firmicutes–Proteobacteria,
oltre che Firmicutes–Bacteroidetes,
ridotto nel gruppo LPS rispetto a quello
SH mentre si confermano simili tra loro
quelli ottenuti da campioni del terzo e
quarto gruppo.
A livello di genere, il gruppo LPS ha
mostrato notevole riduzione di
Bifidobacterium, Lactobacillus,
Bacteroides, Clostridium, Enterobacter
ed Enterococcus se confrontato con il
gruppo di controllo. Ad aumentare
tuttavia, sempre nel secondo gruppo,
sono stati Campylobacter, Staphylococcus
e Pneudomonas.
Encefalopatia associata a sepsi e FMT,
necessaria la mediazione del nervo vago
Al test comportamentale la distanza
compiuta in acqua è stata simile in
tutti e quattro i gruppi mentre
differenze sostanziali sono emerse nel
tempo di permanenza nel quadrato di
riferimento e nella frequenza di
spostamento. Questi parametri sono
infatti risultati inferiori nel gruppo
LPS rispetto agli altri. Risultati poco
soddisfacenti sono stati riscontrati
anche nel gruppo LPS+FMT+VGX
relativamente agli spostamenti dalla
piattaforma. Questo può suggerire da un
lato come il trapianto di microbiota
fecale possa migliorare l’apprendimento
e la memoria spaziale, dall’altro come
questo suo apporto positivo sia
annullato dalla compromissione del nervo
vago.
A livello dell’ippocampo è stato invece
monitorato il livello di Iba-1, un
marcatore di attivazione delle microglia
ovvero le principali cellule immunitarie
del sistema nervoso centrale. Alta
espressione di Iba-1 sottende quindi
un’ingente attivazione immunitaria e
infiammatoria. Anche in questo caso, il
gruppo LPS ha mostrato le maggiori
concentrazioni del marcatore in
questione mentre è stato visto come FMT
ne riduca l’espressione attraverso la
mediazione del nervo vago.
Il test ELISA ha inoltre rivelato nel
secondo e nel quarto gruppo alti livelli
di fattori pro-infiammatori quali TNF-α,
IL-6 e IL-1β soprattutto se confrontato
con quello SH e LPS+FMT. Questa alterata
espressione porta dunque a ipotizzare un
ruolo del FMT, mediato dal nervo vago,
nell’inibizione del rilascio di
citochine ippocampali in ratti con
sepsi.
Infine, l’esame di elettroencefalografia
ha dimostrato come i LPS incrementino
sensibilmente i parametri legati alla
diagnosi di disfunzione cerebrale
mentre, al contrario, la pratica di FMT
porti benefici.
In
conclusione questo studio riporta come
la condizione di “encefalopatia
associata a sepsi” tragga vantaggi dal
trapianto di microbiota fecale da
donatori sani e di come i suoi positivi
riscontri siano mediati dal nervo vago.
Gli stessi ricercatori sottolineano
tuttavia alcune limitazioni del loro
lavoro quali l’aver condotto le analisi
solamente su modelli animali e il non
esser riusciti a determinare con
esattezza il ruolo del nervo vago nella
protezione del microbiota intestinale in
condizione di SAE. Ulteriori studi sono
dunque necessari per poter comprendere
meglio quali siano le potenzialità del
nervo vago oltre che le strategie
ottimali nel trapianto di microbiota
fecale in pazienti con sepsi.
By Silvia Radrezza - Tratto da:
microbioma.it
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Un
trapianto di feci per curare una grave
infezione intestinale – 02 /06/2013
Sebbene l’idea possa causare ribrezzo,
in realtà, questo approccio terapeutico
è piena espressione della medicina
tradizionale cinese del IV secolo dopo
Cristo. E liberi di crederci o meno, ha
funzionato anche nel suo primo caso di
applicazione in Italia.
Il particolare intervento è stato
condotto a Milano, dove una donna si è
sottoposta ad un trapianto di microbiota
fecale presso l’ospedale Luigi Sacco.
Affetta da una particolare infezione da
clostridium difficile non curabile
con i
farmaci, la donna è stata costretta
a ricorrere a questa particolare
terapia, nuova in Italia, ma già usata
con successo in altri paesi occidentali.
Solo lo scorso febbraio, infatti, fece
“scalpore” lo stesso intervento,
condotto su una donna americana, sulle
pagine del New York Times. Reticenze a
parte, come cura si è rilevata
definitiva. Grazie a questo trapianto di
microbiota fetale, a quindici giorni
dall’intervento, l’infezione era
completamente sparita. Quel che
appare più interessante della “zuppa
gialla” (altro nome con il quale il
trapianto di feci è conosciuto, N.d.R.)
è in realtà uno studio condotto
recentemente sulla sua efficacia da un
gruppo di ricercatori olandesi e
pubblicata dalla rivista di settore New
England Journal of Medicine.
La sperimentazione condotta a suo
riguardo ha infatti dimostrato come
fosse risolutiva delle infezioni
intestinali resistenti agli antibiotici
in ben quindici casi su sedici. Sebbene
il campione non sia molto ampio, va da
sé che le conferme in merito siano state
più che certe.
La paziente del nostro articolo per il
suo problema si era rivolta proprio al
gruppo di ricercatori dello studio, che
le avevano indicato il dott. Mario
Corbellino, un medico aperto a
sperimentazioni di diversa tipologia e
definito “curioso” dai suoi colleghi
olandesi.
Il clostridium difficile, come l’escherichia
coli, è un batterio naturalmente
presente nel nostro organismo. In caso
di flora batterica intestinale in salute
non causa nessun problema alla persona.
Differente diventa la questione se i
suoi antagonisti naturali contenuti nel
nostro organo, vengono a mancare, magari
per colpa di un farmaco (NdR: e/o
di un
vaccino).
Dopo un calvario durato sei mesi e
composto di medicinali privi di effetto,
l’idea del trapianto di feci, che si è
rivelato essere la soluzione.
Fonte Studio |
NEJM - Tratto da:.medicinalive.com
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"Trapianto"
di
batteri o Batterioterapia fecale
Un gruppo di ricercatori
statunitensi ha analizzato i
cambiamenti che si verificano dopo
quello che tecnicamente viene
definito trapianto di microbiota o
batterioterapia fecale, concentrando
l’attenzione soprattutto sul numero
e il tipo di
batteri
presenti nell’intestino prima e
dopo il trattamento. «Abbiamo
valutato in particolare i pazienti
con infezioni ricorrenti da
Clostridium difficile, un batterio
che in un caso su 5 si ripresenta
anche dopo la terapia antibiotica
causando diarrea e conseguenza anche
più gravi» spiega Yang Song del
Institute for Genome Sciences di
Baltimora (USA) e prima firma
dell’articolo, ricordando i 14.000
decessi annui negli Stati Uniti e i
circa 800 milioni di dollari spesi
per questa infezione.
Come si legge dalle pagine della
rivista
Plos ONE, questo particolare
trapianto viene utilizzato nel
tentativo di ricreare una
popolazione microbica (il
microbiota appunto) efficace e
completa nei pazienti che soffrono
di queste infezioni ricorrenti, ma
ad oggi non è stato studiato in
dettaglio cosa succede alla “flora
batterica” dopo il trattamento. "Le
nuove tecniche genomiche e
bioinformatiche ci consentono oggi
di studiare anche i cambiamenti più
fini che si verificano nel
microbiota" spiega Florian Fricke,
professore associato di
microbiologia e immunologia presso
l’Institute for Genome Sciences,
University of Mariland School of
Medicine di Baltimora "e questo
ci permetterebbe di trapiantare in
futuro un microbiota costruito ad
hoc invece di utilizzare il classico
trapianto fecale".
L’analisi dei pazienti e dei
donatori coinvolti, durata un anno,
ha confermato innanzitutto che nei
pazienti soggetti a infezioni
ricorrenti da C. difficile il
microbiota pre-trapianto è
modificato e ridotto in termini di
numero e di tipologie di organismi
presenti: alcuni batteri delle
famiglie Streptococcaceae,
Enterococcaceae o Enterobacteriaceae
risultano aumentati, mentre
Lachnospiraceae e Ruminococcaceae
diminuiti, rispetto al periodo
post-trapianto o ai donatori sani.
Dopo il trattamento però la
composizione comincia a cambiare e
le trasformazioni proseguono per
almeno 16 settimane (4 mesi).
E come spiegano gli autori, questo
tipo di studi potrebbe identificare
gruppi di pazienti più soggetti a
ricorrenze dell’infezione o fornire
nuove strategie terapeutiche per
altre malattie legate anche a
cambiamenti nel microbiota, come
diabete e obesità.
By Plos One - Published: Nov 26,
2013.
Commento NdR: Tutte le
malattie nascono secondo la
medicina naturale dalle
alterazioni della
flora batterica intestinale e
quindi per sanare occorre
riordinarla in OGNI
malato.
Per altri particolari, vedi questo
link:
http://trapiantomicrobiota.weebly.com/
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“Pillole di Cacca”
possono essere una cura per l'infezione
da
Clostridium difficile,
spiega il ricercatore - 3 Ott. 2013
Il Dr. Thomas Louie, e’ un infettivologo
presso l'Università di Calgary, ed e’ in
possesso di un contenitore di pillole di
feci in capsule con un triplo
rivestimento di gel preparate nel suo
laboratorio a CalgaryCalgary
- Wikipedia, Alberta,
Canada.
Ingoiare pillole derivati
dalla cacca umana potrebbe
rivelarsi la risposta di un non-antibiotico per una
malattia infettiva
che ferocemente gli scienziati federali
hanno dichiarato essere una minaccia
nazionale urgente.
C. difficile - in breve - è una
debilitante infezione batterica (NdR:
grave alterazione del
pH
digestivo e della
flora batterica e
sistema enzimatico) del
tratto intestinale che si verifica
quando gli
antibiotici utilizzati spazzano via,
cercando di promuovere la salute, ed
uccidono i batteri "buoni". Una volta
che ciò accade, causano la diarrea ed il
Clostridium difficile fiorisce.
A Long Island, come altrove, C. diff. è
un nemico formidabile, sta diffondendosi
soprattutto in ambito sanitario.
La sperimentale "pillola di cacca" è
stata sviluppata da ricercatori canadesi
, che l’hanno progettata per impedire le
recidive di C. diff., che possono
rivelarsi fatali.
Il ricercatore, il dottor Thomas Louie,
ha discusso la sua ricerca sulla
pillola, nel corso di una conferenza
telefonica riguardo alle notizie nella
riunione annuale della Infectious
Diseases Society of America a San
Francisco .
Ha riportato un tasso di 100 per cento
di risultati sui pazienti in cura; 27
pazienti che hanno preso tra 24 e 34
pillole realizzati dalle feci donati,
per lo più membri della famiglia.
il dott. Louie ha detto che spera che il
pubblico capisca perché la pillola è
stata sviluppata, ma che potrebbe percio’ di essere nauseato
"fattore x" circa il suo
contenuto.
"Penso che in qualche modo il "fattore
x" è qualcosa abbiamo ottenuto fuori
della nostra scuola, "Louie ha
parlato della
naturale tendenza a trovare una
scoraggiante discussione sulla materia
fecale.
Dott. Bruce Hirsch della
North Shore
University Hospital a Manhasset ha detto
che ha fornito i pazienti locali, con le
pillole a base di feci per quasi un
anno, in gran parte basato sulla ricerca
pionieristica di Louie.
"Si tratta di una terapia molto efficace", ha detto Hirsch.
"La capacità di dare i batteri
attraverso una capsula fornisce un
ripristino dei batteri buoni nel tratto
gastrointestinale inferiore di una
persona", ha detto Hirsch.
Egli ha sottolineato che le pillole a
base di feci sono molto più efficaci nel
trattamento della recidiva di C. diff.
rispetto alla terapia standard, che
prevede la prescrizione altamente
potenti antibiotici.
I funzionari federali della salute hanno
recentemente dichiarato una crescente
prevalenza di C. diff. come una grave
crisi sanitaria.
Si stima che circa 500.000 persone -
molti dei quali anziani - sono colpiti
ogni anno. Uno dei pazienti di Louie
aveva solo 6 anni.
Ogni anno circa
14.000 persone muoiono di C. diff. a
livello nazionale. I batteri sono
altamente resistenti ai farmaci.
Hirsch ha detto che lui ei suoi colleghi
hanno personalizzato nel produrre le
pillole in laboratorio e dare loro un
aroma di agrumi.
Le Pillole di Cacca sono una nuova
versione delle infusioni di feci
diluite, sia attraverso una colonscopia
(clistere) o attraverso un tubo
naso-gastrico.
Come con Hirsch, il dott. Louie
dell'Università di Calgary, ha detto le
sue pillole si preparano su ordine in un
laboratorio.
La materia fecale viene elaborata, Louie
ha detto, fino a contenere solo i
batteri, che poi sono immessi in una
capsula di gel a triplo strato.
Il dott. Vincenzo Yan, che presiede il
dipartimento di medicina presso la
Stony
Brook University School of Medicine,
ha detto che la pillola sembra
promettente. "C'è un grande potenziale
in questo metodo per il trattamento di
C. diff, "
ha detto.
Alla domanda se Stony Brook potrebbe
essere dubbioso, Yang ha detto: "sono
Assolutamente Sicure”.
Yang ha detto il C. diff. innesca più
della semplice diarrea. L'infezione, ha
detto, può causare colite, che è una
infiammazione del tratto intestinale. Il
C. diff. inoltre può causare perforazione
intestinale, ha aggiunto Yang, un
gastroenterologo.
La
Food and Drug Administration,
all'inizio di quest'anno ha accettato la
sua richiesta che le feci umane essere
considerato un farmaco nel trattamento
recidivante
Clostridium difficile.
"La
FDA ha detto che in realtà le feci
erano un farmaco e che era bizzarro e
buffo", ha detto Hirsch, aggiungendo
l'agenzia dice che "richiede che informiamo i
nostri pazienti che è una cura sperimentale".
By DELTHIA RICKS
delthia.ricks@newsday.com
Tratto da: newsday.com/news/
SCOPERTA INTERESSANTE
Il ceppo
batterico B. bifidum MIMBb75
I ricercatori hanno scoperto la
sensazionale efficacia di tale ceppo,
indagando l’influenza dei bifidobatteri
sulla sindrome del colon irritabile. Il
team di scienziati ha rilevato che il
ceppo batterico B. Bifidum MIMBb75,
unico nel suo genere, è in grado di
lenire in misura significativa i sintomi
della sindrome del colon irritabile.
I ricercatori hanno rilevato che grazie
alla terapia per il
Colon Irritabile, con questo
batterio, anche la qualità della vita
dei soggetti interessati migliora
notevolmente. I risultati sono stati
talmente clamorosi, che lo studio è
ormai una delle ricerche scientifiche
più citate al mondo nel campo della
gastroenterologia.
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INAUGURATA la BANCA delle FECI,
negli USA - Feb.2014
E' stata
aperta da pochi mesi ma è già un
successo. Si tratta della prima "banca
delle feci", nata negli Stati Uniti
all'interno del Mit di Boston, su idea
di due ex allievi. Qui, i "donatori"
possono lasciare i propri escrementi ai
ricercatori che, dopo averli trattati,
li rendono adatti alla cosiddetta
"batterioterapia".
I campioni di feci, infatti, vengono qui
trasformati in veri e propri farmaci, i
quali vengono poi spediti in tutti gli
ospedali del Paese.
L'obiettivo è quello di curare
l'infezione da Clostridium difficile, un
batterio che vive normalmente
nell'intestino degli individui ma che,
in particolari condizioni, può secernere
tossine in grado di rivelarsi letali per
l'organismo.
Tanto più che nei soli Usa sono oltre
1400 le persone che, ogni anno,
divengono vittime a causa de batterio,
il quale si è rivelato estremamente
resistente agli antibiotici.
Ripristinando però i "batteri buoni",
"annientanti" dal Clostridium, è
possibile combattere l'intossicazione e
i rischi di morte.
Questo ripristino di attua dunque con la
batterioterapia fecale, ovvero il
trapianto di flora batterica da un
individuo sano ad uno malato, che
funziona più dei farmaci. Per tale
motivo, la banca delle feci si configura
come una vera e propria rivoluzione nel
campo della medicina, in grado di
salvare la vita a migliaia di persone.
Ricordiamo
anche che le alterazioni degli
enzimi, della
flora, del
pH digestivo e della
mucosa
intestinale influenzano la salute, non
soltanto a livello intestinale, ma anche a
distanza in qualsiasi parte dell'organismo.
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vedi anche:
Medicina Quantistica
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